STORIA DI UNA VITA D'AMORE di Carlo Sorgia
Recensione a cura di Loredana Borghetto
Recensione a cura di Loredana Borghetto
Ecco Carlo, alcune mie osservazioni sul tuo bel romanzo che ho appena finito di leggere. Complimenti! Due fratelli, Claudia e Roberto, al capezzale della madre morente srotolano ricordi, fanno riaffiorare immagini ed emozioni a lungo trattenute e, “nel rispetto della sacralità del momento “, raccontano la bella storia d’amore di Adele e Salvatore, i loro genitori; un amore tenace, profondo che per un processo osmotico si è trasmesso a figli, nipoti, pronipoti.
Di tanto in tanto Roberto e Claudia si passano il testimone e ognuno aggiunge un fotogramma che per tanti anni è stato coperto da una patina d’oblio e che ora quasi si materializza ai loro occhi, ma anche a quelli del lettore che segue i due fratelli nel loro cammino a ritroso nel passato più o meno remoto e che sembra dimenticare l’incipit doloroso della storia: quella notte che potrebbe essere l’ultima da trascorrere con la madre.
Ed è qui che, con sapiente maestria, Carlo Sorgia sospende “la sua fiaba” e lascia irrompere il dolore di quel momento, creando uno iato fra passato e presente, uno iato che si avverte anche nel ritmo della narrazione che, lieve e veloce mentre segue il filo dei ricordi, diventa improvvisamente lento e pesante, anche a causa delle scelte lessicali operate dall’autore. Così ci ritroviamo ancora in quella stanza asettica, fredda, illuminata da una luce innaturale, dove l’unico suono è il rumore insistente, monotono delle macchine che inesorabili sembrano scandire il tempo, breve, che ancora resta a Adele.
Più volte Roberto vorrebbe fuggire …e fugge con la mente e con il cuore inebriandosi del colore del cielo e del brillio del sole, affogando nel “turbinio di profumi” del mare, dei fiori e di quello antico di sua madre, che cammina vicino a lui, sulla spiaggia del Poetto, indossando quel suo cardigan dai colori vivaci che egli tanto amava. La tensione rallenta durante queste “fughe”, così come avviene, leggendo le poesie alle quali il narratore-poeta attribuisce una funzione rasserenatrice.
All’interno del romanzo, o meglio del prosimetro, “Storia di una vita d’amore”, incontriamo varie e profonde riflessioni sulla nascita e sulla morte, sul tempo a cui niente sfugge e che nulla perdona, che procede con brusche accelerazioni e fittizi rallentamenti… Talvolta “vorresti avere la possibilità dei ‘tempi supplementari’ e solo in quell’istante ti accorgi che è troppo tardi…e che non ti rimane altro da fare che l’inventario del tuo vissuto” (pag. 43). Concludo con l’originale similitudine usata da Sorgia per descrivere la vita: essa è come “un freddo ragioniere che usa la partita doppia con tanto di dare e avere, e quando sembra stia dalla tua parte, allora è quello l’istante in cui devi guardarti alle spalle”
(pag. 34).
Un romanzo da leggere, senza fretta, per cogliere tutte le implicazioni che esso contiene ed apprezzare la scrittura dell’autore, famoso poeta e giallista.
Di tanto in tanto Roberto e Claudia si passano il testimone e ognuno aggiunge un fotogramma che per tanti anni è stato coperto da una patina d’oblio e che ora quasi si materializza ai loro occhi, ma anche a quelli del lettore che segue i due fratelli nel loro cammino a ritroso nel passato più o meno remoto e che sembra dimenticare l’incipit doloroso della storia: quella notte che potrebbe essere l’ultima da trascorrere con la madre.
Ed è qui che, con sapiente maestria, Carlo Sorgia sospende “la sua fiaba” e lascia irrompere il dolore di quel momento, creando uno iato fra passato e presente, uno iato che si avverte anche nel ritmo della narrazione che, lieve e veloce mentre segue il filo dei ricordi, diventa improvvisamente lento e pesante, anche a causa delle scelte lessicali operate dall’autore. Così ci ritroviamo ancora in quella stanza asettica, fredda, illuminata da una luce innaturale, dove l’unico suono è il rumore insistente, monotono delle macchine che inesorabili sembrano scandire il tempo, breve, che ancora resta a Adele.
Più volte Roberto vorrebbe fuggire …e fugge con la mente e con il cuore inebriandosi del colore del cielo e del brillio del sole, affogando nel “turbinio di profumi” del mare, dei fiori e di quello antico di sua madre, che cammina vicino a lui, sulla spiaggia del Poetto, indossando quel suo cardigan dai colori vivaci che egli tanto amava. La tensione rallenta durante queste “fughe”, così come avviene, leggendo le poesie alle quali il narratore-poeta attribuisce una funzione rasserenatrice.
All’interno del romanzo, o meglio del prosimetro, “Storia di una vita d’amore”, incontriamo varie e profonde riflessioni sulla nascita e sulla morte, sul tempo a cui niente sfugge e che nulla perdona, che procede con brusche accelerazioni e fittizi rallentamenti… Talvolta “vorresti avere la possibilità dei ‘tempi supplementari’ e solo in quell’istante ti accorgi che è troppo tardi…e che non ti rimane altro da fare che l’inventario del tuo vissuto” (pag. 43). Concludo con l’originale similitudine usata da Sorgia per descrivere la vita: essa è come “un freddo ragioniere che usa la partita doppia con tanto di dare e avere, e quando sembra stia dalla tua parte, allora è quello l’istante in cui devi guardarti alle spalle”
(pag. 34).
Un romanzo da leggere, senza fretta, per cogliere tutte le implicazioni che esso contiene ed apprezzare la scrittura dell’autore, famoso poeta e giallista.