![]()
|
GUARDA IL BOOKTRAILER
|
DELITTO A BOSA
POSTFAZIONE a cura di Maria Rizzi
Carlo Sorgia, dopo due romanzi autobiografici, mostra le proprie doti camaleontiche, cambiando registro e cimentandosi in un romanzo giallo a doppio binario. La storia, infatti, vede dipanarsi due intrecci: il delitto di un’anziana donna, Maria, conosciuta da tutti nella tranquilla cittadina di Bosa e l’arrivo, nel porto della stessa località, del catamarano di alcuni narcotrafficanti. Il maresciallo, protagonista del testo, si ritrova a fronteggiare entrambe le vicende e l’Autore sa renderlo estremamente caro ai lettori. E’ prossimo alla pensione, anti – eroe, legato dal punto di vista affettivo al figlio maggiore della vittima, che finisce nel novero degli indagati. E’ fidanzato… si potrebbe dire suo malgrado, con una donna tanto avvenente, quanto desiderosa di conferme. Il suo carattere è timido e impacciato.
Carlo Sorgia non resta imbrigliato nelle maglie del romanzo di genere. Il suo libro potrebbe definirsi un ‘giallo psicologico’, che lo riporta sui passi dolci della memoria, consentendogli di affrescare i luoghi, le abitazioni, i costumi del luogo. La ‘sua’ Bosa
risulta un acquarello di luci e di poesia. Trovare in un giallo il pathos, l’introspezione, la pietas e la capacità di contestualizzare ogni evento, descrivendolo con dovizia di particolari e con affetto, è senz’altro raro. Egli si sofferma sui pescatori, chini a intrecciare le nasse e a sciogliere le reti; le donne dedite all’arte antica del filet; i vicoli, con le case in abbandono; il bar, luogo di riunione per eccellenza e, soprattutto, il mare. Il rapporto di Carlo con il mare è totalizzante. Rappresenta la sua radice e origine. Nel testo è presente la lunga, appassionante descrizione di un giro in barca a vela e si prova la sensazione di essere sullo scafo, di combattere contro le onde, ricevendo gli spruzzi salmastri sui visi, guidati dall’abile skipper, che coltiva questo interesse nella vita. “Delitto a Bosa” distilla linfa dalle emozioni, dai ricordi, dagli amori dell’Autore e dimostra quanto il narratore possa essere catturato dalla propria Opera come l’insetto dalla goccia d’ambra.
Maria Rizzi
POSTFAZIONE a cura di Maria Rizzi
Carlo Sorgia, dopo due romanzi autobiografici, mostra le proprie doti camaleontiche, cambiando registro e cimentandosi in un romanzo giallo a doppio binario. La storia, infatti, vede dipanarsi due intrecci: il delitto di un’anziana donna, Maria, conosciuta da tutti nella tranquilla cittadina di Bosa e l’arrivo, nel porto della stessa località, del catamarano di alcuni narcotrafficanti. Il maresciallo, protagonista del testo, si ritrova a fronteggiare entrambe le vicende e l’Autore sa renderlo estremamente caro ai lettori. E’ prossimo alla pensione, anti – eroe, legato dal punto di vista affettivo al figlio maggiore della vittima, che finisce nel novero degli indagati. E’ fidanzato… si potrebbe dire suo malgrado, con una donna tanto avvenente, quanto desiderosa di conferme. Il suo carattere è timido e impacciato.
Carlo Sorgia non resta imbrigliato nelle maglie del romanzo di genere. Il suo libro potrebbe definirsi un ‘giallo psicologico’, che lo riporta sui passi dolci della memoria, consentendogli di affrescare i luoghi, le abitazioni, i costumi del luogo. La ‘sua’ Bosa
risulta un acquarello di luci e di poesia. Trovare in un giallo il pathos, l’introspezione, la pietas e la capacità di contestualizzare ogni evento, descrivendolo con dovizia di particolari e con affetto, è senz’altro raro. Egli si sofferma sui pescatori, chini a intrecciare le nasse e a sciogliere le reti; le donne dedite all’arte antica del filet; i vicoli, con le case in abbandono; il bar, luogo di riunione per eccellenza e, soprattutto, il mare. Il rapporto di Carlo con il mare è totalizzante. Rappresenta la sua radice e origine. Nel testo è presente la lunga, appassionante descrizione di un giro in barca a vela e si prova la sensazione di essere sullo scafo, di combattere contro le onde, ricevendo gli spruzzi salmastri sui visi, guidati dall’abile skipper, che coltiva questo interesse nella vita. “Delitto a Bosa” distilla linfa dalle emozioni, dai ricordi, dagli amori dell’Autore e dimostra quanto il narratore possa essere catturato dalla propria Opera come l’insetto dalla goccia d’ambra.
Maria Rizzi